Per investimento, in economia, si intende l’attività di un soggetto economico, l’investitore, atta all’incremento di beni capitali da usare nel processo produttivo. Il predetto investitore attraverso l’investimento cerca di migliorare l’ambito di operatività della propria impresa. Nelle imprese private gli investimenti possono essere relativi agli impianti, macchinari, capannoni o a beni immateriali come le ricerche, a materie prime da usare nel processo produttivo o per acquisto di scorte. La finanza aziendale tiene conto dell’investimento in relazione ai debiti che esso genera e dei piani di ammortamento funzionali a generare quel flusso di cassa che ne consentirà la sostituzione. Tipico di un investimento è il capitale iniziale necessario ad effettuarlo che può essere ottenuto facendo ricorso ad i risparmi o a richieste di credito effettuate presso gli organi preposti.
Prima che il mondo venisse sconvolto, gli investimenti privati costituivano un punto su cui sperare per poter dare una svolta al sistema economico e contribuire, attraverso il loro rilancio, a rivitalizzare le economie più in difficoltà abbandonando la mano pubblica.
E’ naturale considerare che gli investimenti vengono fatti in relazione alle condizioni economiche familiari. Tralasciando le motivazioni sottese al fenomeno, appare chiaro che il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è di gran lunga inferiore nel Sud Italia rispetto al Nord che è la parte più benestante dell’intero territorio nazionale e che, naturalmente, questo è un fenomeno che inficia fortemente sulla capacità di spesa del singolo contribuente.
Tav. 7 Reddito disponibile delle famiglie consumatrici per abitante – dati in euro | |||
regioni | 2017 | 2018 | 2019 |
Lazio | 19.398 | 19.768 | 19.998 |
Abruzzo | 15.986 | 16.215 | 16.525 |
Molise | 14.138 | 14.385 | 14.678 |
Campania | 13.166 | 13.417 | 13.682 |
Puglia | 13.955 | 14.233 | 14.484 |
Basilicata | 13.706 | 14.067 | 14.422 |
Calabria | 12.714 | 12.869 | 13.160 |
Nord-ovest | 22.037 | 22.463 | 22.620 |
Nord-est | 21.401 | 21.830 | 22.015 |
Centro | 19.427 | 19.845 | 20.061 |
Centro-nord | 21.060 | 21.486 | 21.670 |
Mezzogiorno | 13.660 | 13.910 | 14.193 |
Italia | 18.525 | 18.897 | 19.124 |
La condizione socio-economica di una società ne influenza fortemente anche la capacità di spesa nelle attività funzionali al miglioramento del suo sistema produttivo. Gli investimenti privati, se considerati in percentuale del PIL, evidenziano che nel periodo considerato (cioè fra il 2016 ed il 2018) la Basilicata effettua spese in ricerca e sviluppo per una quota considerevolmente inferiore a quella delle altre regioni italiane. Se da un lato, questo atteggiamento da parte del sistema produttivo, evidenzia una certa miopia nel non considerare il fatto che, un periodo di stasi, deve accompagnarsi ad una contestuale modifica dei colli di bottiglia che hanno impedito, all’impresa, di affermarsi sul panorama interregionale e nazionale, dall’altro non può non essere considerato come un risultato dovuto anche a fattori che non rientrano nella disponibilità dell’impresa e che affondano le proprie radici nelle ataviche debolezze del sistema infrastrutturale ed economico meridionale.
Ind. 418 | Incidenza della spesa per R&S del settore
privato sul PIL (a) (b) (c) |
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Spesa per R&S del settore privato
(imprese e istituzioni private non profit) in percentuale sul PIL (a prezzi correnti) |
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2016 | 2017 | 2018 | ||||||||
Lazio | 0,7 | 0,7 | 0,7 | |||||||
Abruzzo | 0,5 | 0,5 | 0,4 | |||||||
Molise | …. | 0,8 | 0,9 | |||||||
Campania | 0,5 | 0,6 | 0,6 | |||||||
Puglia | 0,3 | 0,3 | 0,3 | |||||||
Basilicata | …. | 0,2 | 0,2 | |||||||
Calabria | 0,1 | 0,1 | 0,2 | |||||||
Nord-ovest | 1,2 | 1,2 | 1,2 | |||||||
Nord-est | 1,1 | 1,1 | 1,2 | |||||||
Centro | …. | 0,7 | 0,8 | |||||||
Centro-nord | …. | 1,0 | 1,1 | |||||||
Mezzogiorno | …. | 0,4 | 0,4 | |||||||
Italia | 0,9 | 0,9 | 0,9 |
Ind. 471 Investimenti privati sul PIL (a) (b) Investimenti privati in percentuale del PIL (valori concatenati) |
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2008 | 2016 | 2017 | 2018 | |
regioni | ||||
Lazio | 15,06 | 14,47 | 15,19 | 17,14 |
Abruzzo | 19,91 | 16,10 | 16,22 | 18,95 |
Molise | 20,72 | 15,83 | 15,17 | 19,54 |
Campania | 16,32 | 13,81 | 14,24 | 16,58 |
Puglia | 16,93 | 13,57 | 13,48 | 16,55 |
Basilicata | 21,48 | 18,46 | 17,59 | 19,46 |
Calabria | 1,43 | |||
Nord | 20,22 | 17,13 | 17,56 | 19,38 |
Centro | 16,82 | 14,83 | 15,28 | 17,02 |
mezzogiorno | 14,71 | 17,56 | 18,14 | 22,27 |
Italia | 18,14 | 16,68 | 17,15 | 19,38 |
In un periodo pandemico le teorizzazioni si sprecano e sono sempre più i santoni che prevedono soluzioni che possano arginare una situazione che, sotto un profilo economico, volge verso il disastroso. Che siano necessari gli investimenti è un fatto inevitabile, che, questi, possano essere sostanzialmente ed esclusivamente pubblici una castroneria da sfatare ineluttabilmente. Prima di lasciarsi andare ad improbabili ricette economiche bisogna partire da un dato: gli investimenti pubblici equivalgono a poco più del 2% del Pil. Quindi nonostante ci si affanni nel dire che la soluzione dei problemi dell’economia italiana sta esclusivamente nel rivitalizzare la tendenza dello stato ad investire, ci preme tener presente che, questi, nonostante siano un buon punto di partenza, non costituiscono un punto di svolta rappresentando una frazione piccola nell’intero quadro economico nazionale. Quindi per quanto si possa sburocratizzare e dare una spinta agli investimenti pubblici, i risultati saranno comunque modesti. Anche, infatti, immaginando che essi possano aumentare del 50%, il loro contributo in termini di crescita non sarà superiore all’1% al netto degli effetti moltiplicativi. A questo punto è necessario favorire maggiormente gli investimenti privati che ammontano ad oltre il 15% del Pil e che costituiscono il comparto sul quale intervenire per avere risultati significativi in termini di progresso di prodotto interno. In questo periodo, però, essi sono fermi al palo. Possono riprendere solo se c’è mercato, ossia una domanda da soddisfare (non è un caso se, finora, essi si sono concentrati soprattutto in quei settori legati all’esportazione). Gli investimenti privati sono stati anche penalizzati da un ristagno della domanda interna e per rivitalizzarli non sono assolutamente necessarie elargizioni o mance varie che producono solo piccoli rimbalzi e grandi illusioni ma un tipo di riforma che parta dal codice degli appalti, che tocchi una sburocratizzazione della PA, che porti con sé uno snellimento delle procedure, che consenta una semplificazione ed una velocizzazione degli iter amministrativi. Se, dunque, è vero che servirebbe investire in infrastrutture pubbliche, è altrettanto vero che è necessario un intervento che stimoli ancor di più i privati ad investire risorse aggiuntive piuttosto che ricorrere esclusivamente ad un aumento della spesa pubblica.