La spesa in istruzione permette di valutare le policies attuate in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano. In Italia nel 2015 la spesa pubblica in istruzione è il 4,0% del Pil; la spesa pubblica per consumi finali in istruzione ha invece una incidenza del 3,5%.
L’istruzione della popolazione di 25-64 anni è una buona proxy delle conoscenze della popolazione. Negli ultimi anni prosegue il miglioramento del livello di istruzione per gli adulti, con una quota di 25-64enni che ha conseguito al massimo la licenza media scesa tra il 2004 e il 2017 di oltre 12 punti. Nel 2015 oltre la metà dei giovani 15-24enni sono impegnati in un percorso di formazione superiore, una quota sia pure di poco in diminuzione rispetto al 2014. L’aggiornamento delle conoscenze e la formazione durante l’arco della vita sono importanti anche per l’integrazione nel mercato del lavoro e nel 2017 interessa il 7,9% degli italiani tra i 25 e i 64 anni.
La Strategia Europa 2020 fissa alcuni obiettivi sui livelli di istruzione della popolazione, alcuni dei quali sono stati già raggiunti dal nostro Paese.
La quota di giovani che abbandonano precocemente gli studi in Italia, seppure in leggera risalita per il contributo della componente maschile, nel 2017 si attesta al 14,0% , superando l’obiettivo nazionale del 16% fissato per il 2020. Nello stesso anno sale al 26,9% la percentuale dei 30-34enni che hanno conseguito un titolo di studio universitario, grazie al contributo della componente femminile.
Infine, i giovani di 15-29 anni che non studiano e non lavorano sono poco meno di 2,2 milioni (il 24,1% della relativa popolazione, in riduzione per il terzo anno consecutivo), con una incidenza più elevata tra le donne rispetto agli uomini.
L’Italia e le sue regioni
Le regioni presentano aspetti tra loro differenti per la spesa in istruzione e formazione. Tra le ripartizioni, nel 2015 il Mezzogiorno conferma la maggiore incidenza sul Pil della spesa, mentre nel Nord-ovest si investe relativamente di meno.
La quota di adulti poco istruiti nel 2017 è più alta nel Mezzogiorno, con Sardegna, Sicilia e Puglia che superano la soglia del 50%.
Nonostante i progressi degli ultimi anni, per gli abbandoni scolastici il divario territoriale rimane elevato, con una distanza di oltre 8 punti percentuali tra il Nord-est e il Mezzogiorno, dove l’incidenza è del 18,5%: in Sardegna l’incidenza più alta, con oltre un giovane su cinque che non prosegue gli studi dopo la licenza media.
Nel 2015 il tasso di partecipazione al sistema formativo dei 15-24enni cresce, sia pure di poco, nel Nord-ovest, mentre continua a diminuire nel Mezzogiorno e nel Nord-est. Anche la quota di 30-34enni con titolo universitario è differenziata sul territorio: nel 2017 nella maggioranza delle regioni del Centro-Nord l’indicatore si colloca al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno è sempre inferiore, ad eccezione della Basilicata. I divari di genere risultano accentuati dall’area geografica: per i maschi la differenza fra Centro-Nord e Mezzogiorno è di 6 punti percentuali, per le femmine di 10,5 punti.
La quota di giovani che non lavorano e non studiano (Neet) diminuisce solamente in alcune ripartizioni e le differenze territoriali rimangono ampie, con il Mezzogiorno che presenta una incidenza quasi doppia rispetto al Nord-ovest.
In particolare il tasso dei NEET( cioè I giovani che non lavorano nè sono in cerca di occupazione) ha, negli anni, seguito il seguente andamento:
ind. 408 | tasso dei giovani NEET | ||
2015 | 2016 | 2017 | |
Abruzzo | 26,9 | 24,7 | 22,0 |
Molise | 25,0 | 26,3 | 26,1 |
Campania | 35,3 | 35,3 | 36,0 |
Puglia | 33,1 | 31,2 | 33,3 |
Basilicata | 28,7 | 26,4 | 29,2 |
Calabria | 39,9 | 38,2 | 36,7 |
Nord | 18,4 | 16,9 | 16,7 |
Centro | 21,5 | 20,4 | 19,7 |
Mezzogiorno | 35,3 | 34,2 | 34,4 |
Italia | 25,7 | 24,3 | 24,1 |
In particolare si evidenzia come, il valore relativo al dato lucano, per quanto non sia tra i peggiori del Mezzogiorno, evidenzia come il problema dell’abbandono scolastico sia lontano dall’essere risolto.
Inoltre a quota di giovani che non lavorano e non studiano (Neet) diminuisce solamente in alcune ripartizioni e le differenze territoriali rimangono ampie, con il Mezzogiorno che presenta una incidenza quasi doppia rispetto al Nord-ovest.
Ind. 254 | Tasso di abbandono alla fine del primo biennio delle scuole secondarie superiori (a) (b) (c) | |||||||||
Abbandoni sul totale degli iscritti al primo biennio delle scuole secondarie superiori (percentuale) | ||||||||||
2015 | 2016 | 2017 | ||||||||
Abruzzo | 24,9 | 26,9 | 25,8 | |||||||
Molise | 32,4 | 32,6 | 26,1 | |||||||
Campania | 18,5 | 19,7 | 21,4 | |||||||
Puglia | 18,6 | 20,3 | 22,2 | |||||||
Basilicata | 22,8 | 27,4 | 29,2 | |||||||
Calabria | 24,2 | 23,8 | 20,7 | |||||||
Nord | 27,6 | 28,6 | 30,0 | |||||||
Centro | 30,7 | 31,0 | 29,9 | |||||||
Mezzogiorno | 19,7 | 20,7 | 21,6 | |||||||
Italia | 25,3 | 26,2 | 26,9 |
In particolare gli Abbandoni scolastici 2017 in Basilicata sono stati pari a 13,8 valori percentuali contro un valore del Nord-est pari a 10,3 valori percentuali. I 30-34enni con istruzione universitaria sono pari al 28,7% nel nord est mentre al 29,2 in Basilicata
Ind. 339 | Tasso di istruzione terziaria nella fascia d’età 30-34 anni (a) (b) (c) (d)
Popolazione in età 30-34 anni che ha conseguito un livello di istruzione 5 e 6 (Isced97) in percentuale sulla popolazione nella stessa classe di età (totale) |
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2015 | 2016 | 2017 | ||||||||||||||||||
Abruzzo | 24,9 | 26,9 | 25,8 | |||||||||||||||||
Molise | 32,4 | 32,6 | 26,1 | |||||||||||||||||
Campania | 18,5 | 19,7 | 21,4 | |||||||||||||||||
Puglia | 18,6 | 20,3 | 22,2 | |||||||||||||||||
Basilicata | 22,8 | 27,4 | 29,2 | |||||||||||||||||
Calabria | 24,2 | 23,8 | 20,7 | |||||||||||||||||
Nord | 27,6 | 28,6 | 30,0 | |||||||||||||||||
Centro | 30,7 | 31,0 | 29,9 | |||||||||||||||||
Mezzogiorno | 19,7 | 20,7 | 21,6 | |||||||||||||||||
Italia | 25,3 | 26,2 | 26,9 | |||||||||||||||||
Anche la quota di 30-34enni con titolo universitario è differenziata sul territorio: nel 2017 nella maggioranza delle regioni del Centro-Nord l’indicatore si colloca al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno è sempre inferiore, ad eccezione della Basilicata.
Se, però, consideriamo la:
Ind. 466 | Condizione occupazionale dei laureati dopo 1-3 anni dal conseguimento del titolo (a) (b) (c) | |||||||||||
Tasso di occupazione dei 20-34enni non più in istruzione/formazione con un titolo di studio terziario conseguito da 1 a 3 anni prima in Italia | ||||||||||||
2015 | 2016 | 2017 | ||||||||||
Abruzzo | 49,7 | 47,4 | 62,6 | |||||||||
Molise | …. | 57,6 | 47,9 | |||||||||
Campania | 36,6 | 43,1 | 45,1 | |||||||||
Puglia | 44,3 | 46,3 | 43,4 | |||||||||
Basilicata | 34,1 | 43,9 | 43,0 | |||||||||
Calabria | 30,2 | 40,4 | 34,6 | |||||||||
Nord | 72,6 | 76,3 | 76,4 | |||||||||
Centro | 58,7 | 60,2 | 65,1 | |||||||||
Mezzogiorno | …. | 41,9 | 43,7 | |||||||||
Italia | 57,5 | 61,3 | 62,7 |
Vediamo che, in Basilicata, solamente il 43% dei possessori di un titolo terziario conseguito da 1 a 3 anni prima ha trovato occupazione. La cosa assume i contorni della drammaticità.
Sono state individuate, con un decreto interministeriale firmato dai ministri dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Marco Bussetti, dell’Interno Matteo Salvini e della Giustizia Alfonso Bonafede, le aree verso le quali destinare 50 milioni di euro per le scuole di 292 aree del territorio nazionale per la lotta alla povertà educativa minorile e alla dispersione scolastica. I fondi serviranno per finanziare progetti didattici nelle scuole per contrastare la dispersione scolastica anche coinvolgendo enti, associazioni, strutture di promozione sociale e federazioni sportive. In Basilicata sono stati selezionati 10 comuni che potranno beneficiare del contributo: Potenza, Bella, Lauria, Melfi, Satriano di Lucania, Tito, Irsina, Miglionico, Montescaglioso e Tursi. Alcuni dati ufficiali ci dicono che nei prossimi dieci anni potrebbero essere tagliate 1.600/1.800 cattedre a fronte di un calo di iscritti di circa 16.000 studenti nelle scuole di ogni ordine e grado della Basilicata.
Fonti: