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Pnrr: c’è il faro digitalizzazione! Le ricadute su economia e industria

 Sul fronte digital transformation il nostro Paese è in anticipo sulla tabella di marcia imposta dalla Ue. Investiti 7 miliardi di euro per la banda larga. Il Polo strategico nazionale, lo Spid, l’interoperabilità tra pubbliche amministrazioni. Smart Nation: così l’Italia diventa uno stato completamente digitale

Rischiamo davvero di perdere 40 miliardi di euro del Pnrr e così far saltare la più imponente operazione di riforma dell’Unione? Il rischio si fa concreto. Ma in mezzo a tante ombre c’è una luce di cui nessuno parla: sul fronte della digitalizzazione non solo stiamo seguendo la tabella di marcia imposta dall’Ue, «ma siamo addirittura in anticipo». A dirlo a Industria Italiana è Luca Gastaldi, Professore del Politecnico di Milano e Responsabile per gli Investimenti nella Digitalizzazione nella Segreteria Tecnica per l’attuazione del Pnrr. Ed è una notizia importante, perché, quando si parla di Pnrr la domanda da farsi è: stiamo davvero facendo azioni con una ricaduta sull’economia e l’industria italiana? Se la risposta è che gli interventi incidono sulla produttività allora la strada è quella giusta. Insomma, a sentire Gastaldi, il vulnus sembrerebbe di tipo politico: le segreterie tecniche stanno lavorando e stanno cerando di fare il possibile, nonostante lo sforzo richiesto sia ingente.

Ora sta al governo presentare una proposta di riforma ragionevole per aggiustare ciò che non va, ovvero sostanzialmente le riforme delle concessioni aeroportuali, quella delle reti di teleriscaldamento, l’ammissibilità dei finanziamenti di due investimenti, per i nuovi stadi di Firenze e Venezia. E soprattutto bisogna farlo nei tempi dell’Ue, che vuole avere un documento ufficiale entro fine giugno. «Ci troviamo in una posizione inedita: in genere abbiamo tempo e non soldi, oggi abbiamo i soldi ma manca il tempo: ma non possiamo permetterci di sbagliare per due ragioni, perché 120 miliardi dei 209 complessivi erogati nel Pnrr sono in prestito e devono essere restituiti, quindi ci stiamo ipotecando il futuro. E perché quanto concesso rappresenta il 37% di tutto il piano europeo. Siamo in una posizione delicata», dice a Industria Italiana Gastaldi.

(DA INDUSTRIA ITALIANA DELL’11 AGOSTO 2023. ARTICOLO DI di Laura Magna) –

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